Prendersi cura delle vocazioni...

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Prendersi cura delle vocazioni...

Editoriale del rettore don Roberto Mondino per la Giornata del Seminario 2014

Domenica 26 gennaio le nostre diocesi celebreranno la Giornata del Seminario. Un appuntamento ormai tradizionale, eppure, molto attuale: è importante, infatti, pregare per le vocazioni al sacerdozio o ministero ordinato, e riflettere su simile forma di vita!
L’intento della nostra preghiera è certamente quello di invocare dal Signore il dono di “operai” che lavorino con sapienza evangelica nell’immenso campo del suo Regno e della sua Chiesa, ma non può limitarsi esclusivamente a questo motivo. È una preghiera, infatti, che riguarda anche i suoi discepoli e le comunità ecclesiali affinché, con fiducia e dedizione, si prendano cura delle vocazioni sia in senso generale che in senso specifico. Su quest’ultimo punto desidero soffermarmi in modo più diffuso, condividendo alcune considerazioni.


Prendersi cura delle vocazioni non è facile, e le difficoltà a mio avviso sono principalmente due.
La vocazione è innanzitutto un evento personale. Riguarda, infatti, la vita intima di una persona e la qualità misteriosa della sua coscienza. È una scelta frutto d’incontri casuali e singolari, di eventi ordinari e straordinari, di comportamenti abituali e originali, ma anche conseguenza di un’approfondita riflessione e di un serio discernimento. Per questi e altri motivi occorre mettere in conto che, per ascoltare, accogliere e sintonizzarsi con una persona in ricerca vocazionale, è indispensabile tempo, pazienza e costanza. Lungo il cammino, infatti, si possono verificare passi in avanti ma anche momenti di stallo o addirittura regressioni.
La vocazione, poi, è un evento di libertà, pertanto più che di vocazione sarebbe meglio parlare di vocazioni. Questa difficoltà è connessa con la prima, ma ha pure una propria connotazione. Le vocazioni, infatti, sono tutte differenti, ognuna è una vicenda sorprendente e un cammino originale. Quando se ne vuole fare un sistema o una teoria si rischia di generalizzare, e dunque di non comprendere lo specifico che manifesta. Riferirsi poi a schemi o a modelli prefissati di vocazione può essere addirittura fuorviante e pregiudicare l’incontro vivo con la persona che ricerca la propria forma di vita. Non per nulla, tutti noi incontriamo un certo disagio quando c’è richiesto di narrare la storia della nostra chiamata sia perché consapevoli di aver a che fare con aspetti complessi da analizzare e descrivere sia perché le parole risultano inadeguate e evanescenti.

Prendersi cura delle vocazioni vuol dire, pertanto, assumersi un compito delicato per il quale è indispensabile umiltà e preghiera al fine di poter accompagnare con rispetto il germogliare del mistero della vita che abita ogni persona. Nonostante sia arduo vivere simile responsabilità, è tuttavia un aspetto al quale non si può rinunciare. Soprattutto non vi possono rinunciare quanti hanno un ruolo educativo nella Chiesa. Come può un prete, ad esempio, rinunciarvi senza correre il rischio di non prendersi complessivamente cura delle persone alle quali é mandato e inviato? Prendersi cura dell’ambito vocazionale, infatti, vuol dire valorizzare, ed eventualmente riscoprire, dimensioni essenziali dell’esperienza spirituale e dell’esistenza cristiana. Si pensi all’esercizio dell’ascolto, dell’accoglienza, del discernimento, dell’interrogarsi sulla vita, senza dimenticare altri aspetti quali la qualità del rapporto personale con il Signore Gesù, la dignità di figlio del Padre di ogni discepolo e la crescita interiore del dono dello Spirito.


Ora, se queste attenzioni sono praticate nella vita delle nostre comunità, penso che possano prendere forma cammini ricchi di fede, di umanità, di sensibilità ecclesiale e di disponibilità al servizio, e dunque anche al ministero ordinato; se trascurate o sottovalutate, penso invece che ci si ritroverà tutti più poveri, estranei e superficiali. La chiesa, poi, correrà il pericoloso inconveniente di ridursi a organizzazione di servizi e di eventi, senza dubbio necessari, ma non sufficienti per favorire incontri autentici con il Dio di Gesù e con gli uomini e le donne del nostro tempo.
 

08 gennaio 2014
don Roberto Mondino 



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